Monologhi notturni
„Ecco“, dico a quello storpio
sdraiato sugli aghi di pino
„Stando qui, non sono più
prigioniero dei vuoti giorni,
forestiero nel cuore,
figura alla deriva“.
Traccio linee di sogni impercettibili,
alla bassezza umana invisibili;
sugli occhi fugaci e spenti
un velo di solitudine.
La notte per un attimo si rischiara,
crolla il muro del buio,
ma è solo un'illusione.
Incrocio la realtà: luci nulla, il resto ombre.
Volonterose le mani sue fatate
scendono nei meandri dell'oblio
di giorni persi per sempre.
Tormenti non avverto però.
„È chiaro“, concludo,
„anche questa è la strada sbagliata“
e alla voce che fra le freddi pareti rimbomba rispondo:
„Vorrei essere un granellino di sabbia,
dalle onde farmi trasportare
oltre la cieca quiete della nebbia
per sapere dove finisce il mare“.
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